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Arrabbiato? No, semplicemente Gesù.

  • Immagine del redattore: Bruno Tarantino
    Bruno Tarantino
  • 19 ago 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Il vangelo di questa XX domenica del Tempo Ordinario (Lc 12,49-53) rischia di lasciarci interdetti. Parole come fuoco e divisione in bocca a Gesù sono quantomeno inusuali. Lui, che si è definito mite ed umile di cuore, oggi invoca il fuoco e dice d'essere messaggero di divisioni, finanche in famiglia.

Ma prima di entrare nelle suggestioni esistenziali che questo vangelo può suggerire occorre elaborare un piccolo vocabolario del cristianesimo.

La prima parola è "vangelo". Trita e ritrita, detta e ridetta, ci è diventata abituale tanto da averne smarrito il senso. "Vangelo" vuol dire "bella notizia", quindi quando leggendo i libri dei vangeli ne usciamo con un senso di angoscia, tristi, o semplicemente indifferenti quella è la prova del nove che non abbiamo incontrato il Signore risorto. Impattare con il vangelo vuol dire sperimentare la letizia di una Presenza.

La seconda parola di oggi è "battesimo". Per noi questa parola evoca un rito, un insieme di gesti, simboli e parole spesso incompresi. Per Gesù il significato di questa parola era "essere immersi", "entrare nella profondità di qualcosa".

La terza parola "angoscia". Si, nel vangelo di oggi Gesù dice d'essere angosciato. Per noi questa parola ha una valenza negativa. Se leggiamo il testo nella sua lingua originale (perché ogni traduzione e sempre un tradimento) il campo di significati è molto più ampio. Vuol dire anche "essere preso totalmente", "sentirne l'importanza nella propria vita".

Bene. Sistemato il vocabolario ora entriamo nel testo.

Il fuoco nel Primo Testamento, e non dimentichiamo mai che Gesù viveva dentro quel sistema di pensiero, era legato alla manifestazione della potenza di Dio. la presenza del fuoco indicava l'azione di Dio nella storia. Basta pensare al fuoco del roveto ardente che suscita lo stupore di Mosè e gli permette di ascoltare la voce di YHWH; al fuoco che passa in mezzo agli animali offerti da Abramo e ne consuma le carni, segno della stipula dell'Alleanza; la colonna di fuoco che guida Israele nel deserto e che fa da apripista verso la terra della libertà; il fuoco su Sodoma e Gomorra per ridurre in cenere tutta la malvagità presente nelle città. Questo è il fuoco di cui parla Gesù, la Presenza e l'azione di Dio nel mondo e nella storia. "Sono venuto a portare Dio sulla terra e come vorrei che fosse presente in tutto e in tutti": potrebbe essere questa la parafrasi, la traduzione in un linguaggio più vicino al nostro sentire comune. Forse con R. Zero potremmo azzardare: "restiamo ancora qui, intorno al fuoco, un po' di vino (o divino) e il tempo passerà...".

Nessuna minaccia, nessun fuoco dell'inferno, ma solo il desiderio che ogni uomo e tutto l'uomo possa partecipare della stessa esperienza di Dio che è propria di Gesù.

Ma ecco che risolto un problema se ne presenta un altro: la divisione. Qui le cose si fanno più complicate. Il divisore nella Bibbia è sempre e solo il diavolo. Che passa nella testa e nel cuore di Gesù?

Beh chi ha fatto l'esperienza dell'incontro con il Signore non può non fare l'esperienza del rifiuto e quindi della divisione, soprattutto dalle persone amate. Ricordo i malumori quando rivelai in famiglia e con gli amici più intimi la decisione di lasciare il lavoro e iniziare il cammino di verifica per il sacerdozio. Divisioni che poi il tempo e la grazia hanno ricomposto, ma che fatica all'inizio. Purtroppo noi, in Italia, ci illudiamo di nascere già cristiani (poi però i fatti e le scelte di ogni giorno smentiscono questa illusione). Non facciamo l'esperienza della conversione perché viviamo l'"oggi un Dio non ho". Ma se guardiamo ai convertiti di tutti i tempi allora è chiaro che c'è un prima e un dopo. Solo per fare alcuni esempi a noi contemporanei: Magdi Cristiano Allam, Claudia Koll, Paolo Brosio. Possiamo capire la loro scelta o non capirla, condividere la loro modalità di vivere la fede oppure no, pensarli come esaltati o matti ma resta evidente come nella loro vita c'è stato un "prima di Cristo" e un "dopo Cristo". La prima divisione portata da Gesù è proprio la divisione nella nostra vita tra un prima di Lui e il dopo di Lui. Una lettura più attenta ai particolari ci fa notare come le disioni si consumano tra generazioni diverse, da una parte il padre, la madre, la suocera, (il passato con la stratificazione di certezze e dogmi ormai desueti), dall'altra il figlio, la figlia, la nuora (il futuro, il sogno, il progetto, la sfida per la vita). Due mondi contrapposti. Avete presente quando diciamo a qualcuno "lasciami in pace"? Non è questa la pace portata da Gesù, Lui non ti lascia in pace, ma ti dona la pace.

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