Il Dio-papà
- Bruno Tarantino
- 28 lug 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Di domenica in domenica siamo presi per mano dalla liturgia della chiesa per "crescere nell'esperienza del Suo amore". Così abbiamo pregato nella colletta di questa XVII domenica del tempo ordinario: " Rivelaci, o Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo, nostro fratello e salvatore e donaci il tuo Spirito, perché invocandoti con fiducia e perseveranza, come egli ci ha insegnato, cresciamo nell'esperienza del tuo amore".
Non c'è alcun altro motivo che giustifichi adeguatamente la nostra frequentazione alla liturgia domenicale se non questo desiderio di crescere nell'esperienza di questo amore.
Alla luce di questa suggestione leggiamo le pagine di vangelo.
L'evangelista Luca ci sta prendendo per mano e ci sta conducendo verso questa esperienza. Uno sguardo retrospettivo ci permette di vedere i passi di questo cammino.
Due settimane fa, con la parabole del buon samaritano, abbiamo messo la prima pietra miliare, il primo pilastro della costruzione della nostra amicizia con Dio: vivere la carità, verso tutti ed ognuno, a prescindere dalle sue appartenenze politiche, sociali, di razza, di religione, di età. Vuoi veramente crescere nell'esperienza dell'amore di Dio? Allora ama.
La settimana scorsa, con l'episodio di Marta e Maria, abbiamo messo un secondo pilastro di questa costruzione: l'ascolto della Parola di Gesù. Maria lo guardava parlare, perché c'è un ascolto che è fatto con lo sguardo, che è più immediato. Quante volte prima che ascoltare con le orecchie ascoltiamo con lo sguardo? Ci basta guardare chi ci sta di fronte per sentire i moti profondi del suo cuore. Vuoi veramente crescere nell'esperienza dell'amore di Dio? Ascolta la Parola di Gesù.
Oggi mettiamo mano al terzo pilastro: la preghiera.
Forse più che di tre pilastri sarebbe più giusto parlare delle tre dimensioni per costruire il solido della amicizia con Dio. Carità, ascolto della Parola e Preghiera sono i tre assi cartesiani (x - y - z) che danno spessore e consistenza al nostro desiderio di essere veri credenti.
Gesù non insegna preghiere ma la Preghiera. Non insegna le parole da dire ma ci conduce verso la Parola da accogliere. Se diamo uno sguardo al testo del Padre nostro come è riportato dall'evangelista Matteo vediamo che non coincide con quella del nostro Luca. Qualcuno di loro ha riportato le parole di Gesù in maniera più approssimativa, meno fedele? Qualcuno si è preso la libertà di integrare o di semplificare ciò che Gesù ha detto? No. Semplicemente hanno capito che le parole sono tutte vere e buone se restano innestate alla Parola. Se Gesù avesse insegnato una preghiera allora le differenze sarebbero fonte di scandalo e di dubbio. Ma Gesù ha voluto insegnare la Preghiera, cioè l'atteggiamento del cuore, che trova nelle parole una eco dell'unica vera Parola: Abbà - papà.
Da qui ha origine ogni autentica preghiera.
E subito dopo indica i due atteggiamenti indispensabili di ogni vera preghiera cristiana: l'insistenza e la fiducia. Tertulliano, grande padre della Chiesa, parlando dei cristiani in preghiera vedeva in essi un esercito che marcia compatto per porre l'assedio al cuore di Dio.
Con un linguaggio attuale potremmo dire che colui che prega deve osare rompere le scatole a Dio. Essere davanti a Lui con il carico del nostro bisogno, forse banale ma è il nostro.
Insistenza e fiducia: ti ascolterà Dio stai tranquillo, non può non ascoltarti. Ma poi siamo pronti noi ad ascoltare la sua risposta? A volte con Lui siamo come quelli che pensano di vivere l'amore limitandosi a leggere romanzetti rosa. Non scommettiamo la vita su di Lui. Chiediamo senza aspettarci nulla. Se viene la risposta ok, se non arriva me ne farò una ragione. In fondo siamo sempre un po' troppo disincantati e cinici.
Come ogni pagina del vangelo alla fine è una sfida al nostro cuore e alla nostra libertà.

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