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Che fine ha fatto Gesù?

  • Immagine del redattore: Bruno Tarantino
    Bruno Tarantino
  • 31 dic 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Come la maggior parte degli uomini e delle donne anch'io in questi giorni sono rimasto imbottigliato nel traffico. Anch'io mi sono messo pazientemente in fila alle varie casse per pagare gli ultimi acquisti (pochi a dire il vero). Mi piace stare ad osservare la gente. Ho visto famiglie cariche di borse e pacchi regalo, bambini impazienti e stupiti, mamme stanche e padri messi duramente alla prova dallo shopping compulsivo di questo periodo. Ho visto tanti, forse tutti, scambiarsi grandi sorrisi, farsi gli auguri. Addirittura ho visto clienti fare gli auguri ai cassieri e viceversa. Che bello. Ho visto balconi illuminati, tanti balconi illuminati, e mi son detto: "Che bello tutto questo amore. Gesù continua a suscitare ancora sentimenti buoni in cuori spesso induriti dalla fatica di vivere". Ma poi ti rendi conto che è quasi tutto inutile sberluccichio (giustamente il programma mi segna questa parola in rosso perché non esiste ma so che voi mi capite). Nella città dove vivo ha fatto notizia una pistola (dimostratasi poi giocattolo) che è spuntata minacciosa ad una rotatoria. Dio mio dove siamo arrivati?! Magari poco prima sia il pistolero che il furbetto della rotatoria avevano augurato "buon natale" a chissà quanti amici e conoscenti e sconosciuti. Poco dopo minacciosi per una banale rotatoria. Ho visto balconi illuminati di case i cui occupanti si sono ben guardati dal partecipare alla messa di natale ("Tu giudichi" - starà pensando qualcuno. "No, io lo so con certezza"). Ma perché la messa a natale, in fondo Babbo Natale mica esiste. E' una banale favoletta raccontata ai bambini e che, in fondo, in fa male nemmeno agli adulti. E con l'acqua sporca del consumismo abbiamo buttato anche il Bambino di Betlemme. E non ce ne siamo accorti, è accaduto così naturalmente, come certi amori che muoiono di morte naturale, d'inedia, di poca passione. La notte di natale, insieme a quel piccolo resto coraggioso che affronta il freddo della montagna di notte, mi sono chiesto e ho chiesto: "Ma che fine ha fatto Gesù? Dove è andato a finire?" Se Maria e Giuseppe se lo son perso quando aveva dodici anni, noi ce lo siamo perso dopo dodici secondi e forse anche meno.

"Che fine ha fatto Gesù?" domanda pericolosa ma troppo pretesca (o forse prete-nziosa). Domanda che facilmente ci porta a puntare l'indice verso quei cattivoni che non festeggiano il natale di Gesù. Loro che non vengono, non fanno, non ascoltano, loro... La domanda vera è un'altra: "Ma io che fine ho fatto fare a Gesù?". Perché tutto si gioca nella mia libertà. Che fine gli ho fatto fare? Il mio si ed il mio no sono la modalità della sua Presenza nel mondo o della sua assenza. Quel Dio che ha fatto ogni cosa, in Gesù si rende bisogno. Chiede di continuare ad essere amico dell'uomo attraverso la mia disponibilità. Ci saranno stati pastori indifferenti all'invito degli angeli? Il vangelo non ce lo dice. Parla solo di quei pastori che si sono lasciati muovere il cuore da quella luce e da quel canto. Le tre messe del natale (quella della notte, quella dell'aurora e quella del giorno) sono una pedagogia del cuore, segnano le tappe di un cammino che coinvolge la vita.

"Che fine ha fatto Gesù?" prima tappa. "Che fine ho fatto fare a Gesù?" seconda tappa. Terza tappa: "Ma io cerco veramente Gesù?" "Venne tra i suoi ma i suoi non lo hanno accolto" così nel vangelo di Giovanni alla messa del giorno. Ecco il grande dramma del Dio fatto bambino: che ancora oggi non si trovi posto per lui nell'albergo della nostra esistenza. Tanti auguri... di cosa? Boh. Che il colesterolo non si alzi troppo, che il cenone sia ricco ed appetibile, che i regali siano di tuoi gradimento, che il maglione sia della giusta misura. Tanti auguri ugualmente perché in questa povertà grande di senso il vagito di quel bambino svegli le nostre coscienze.


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