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Il profumo dell'inferno

  • Immagine del redattore: Bruno Tarantino
    Bruno Tarantino
  • 27 lug 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

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Le nostre omelie sono sempre dialogate (almeno questo è l'intento). Quando posso inizio sempre con qualche domanda, soprattutto ora che per colpa delle mascherine non sai mai se qualcuno ha preso sonno o è morto soffocato.

Il vangelo di ieri, domenica 26 luglio, di domande ne suscitava molte.

Vi riporto il brano del vangelo, non lo faccio quasi mai, per favorire chi, d'estate, opta per un bagno rinfrescante al mare e magari non ha fatto in tempo ad andare a messa o per chi è ancora spaventato dal Covid e preferisce affollare goderecci pub e ristoranti piuttosto che noiosissime chiese. Il brano diceva:

"In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:

«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche»."

Sono tre piccole parabole sul Regno dei cieli che si trovano al capitolo 13 del vangelo di Matteo.

Dopo aver proclamato (parolona per non urtare la sensibilità degli addetti ai lavori) il vangelo ho chiesto ai miei amici parrocchiani: "Ho in mente tre omelie. Scegliete la busta n°1 o la n°2 o la n°3. A maggioranza hanno deciso per la tre e io ho obbedito. A quel punto ho detto di raccontarmi quale è secondo loro il profumo che si respira all'inferno. Sì proprio così. La prima risposta: di zolfo. Retaggio di tanta letteratura mistico-medievale e di tanta filmografia horror (esorcista e affini). La seconda: odore di freddo, come quando apri il freezer e senti quel caratteristico odore che ti fa capire che c'è necessità di sbrinarlo. La terza: un odore acre.

Ho invitato a rileggere con più attenzione il vangelo: "il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti." Ho concluso dicendo che secondo me il profumo dell'inferno è quello del pesce arrosto. Tutti quelli che sono nati al mare, come me, lo conoscono bene. questo profumo. I pescatori mettono sui loro banconi il pesce buono da vendere e tengono per se stessi quello meno meno, quello che risulta particolarmente rovinato dalle reti e dall'amo (nel dialetto della mia zona si chiama "fracaja").

E si cari amici anche l'inferno ha un suo profumo ma poi il cibo che offre non soddisfa l'attesa di bellezza e di bontà delle quali il profumo è foriero.

A questo punto l'omelia continuava (ma vi giuro che non ha superato i sette/otto minuti consueti) ma voi sarete già stanchi di leggermi e quindi mi riservo di deliziarvi con il resto della predica alla prossima puntata (se lo vorrete).

Coraggio.

 
 
 

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