Lo sport di Gesù.
- Bruno Tarantino
- 27 ago 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Prima di entrare nel vivo del vangelo di questa XXI domenica del tempo ordinario continuiamo nella redazione del nostro piccolo vocabolario della fede cristiana.
Oggi ci fermiamo su una parola contenuta nel vangelo: "sforzatevi".
La scena descritta è abbastanza usuale nella vita di Gesù che ci viene presentato nella sua preoccupazione principale: l'itineranza. A Gesù proprio non gli riesce di star fermo in un luogo, sente l'urgenza di far arrivare la Buona/Bella notizia al maggior numero di persone, per questo è un pellegrino. Un bel giorno tra le varie domande si imbatte in quella odierna: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?"
Sempre questa maledetta preoccupazione per i numeri. Quante volte la preoccupazione unica delle nostre iniziative pastorali si riassume nella domanda: "Quanti erano i partecipanti? Quanti sono quelli che vengono a messa la domenica? E nei giorni feriali? Quanti giovani frequentano la tua parrocchia? Quanti sono gli iscritti a questo o quell'altro gruppo, movimento, associazione?"
Gesù, come è solito fare, stravolge i criteri del mondo per immettere quelli del Padre e dell'uomo. Tra le righe della sua risposta possiamo leggere un celato rimprovero: "Che cosa ti interessa su quanti saranno coloro che si salvano, tu pensa a salvarti". Non risponde alla domanda ma rilancia, sfida i suoi interlocutori. Non ama i talk show sulla fede, per dirla con papa Francesco non abbiamo bisogno di un cristianesimo di salotto.
A questo punto incontriamo la nostra prima parola di oggi: "sforzatevi". Che brutta parola per le nostre orecchie abituate piuttosto a sentire "state comodi, prego, accomodatevi". Lo sforzo può condurci ad una visione del rapporto con Dio triste, quasi dovessimo conquistare la sua simpatia. Purtroppo ogni traduzione è un tradimento. Torniamo al testo così come è uscito dalla penna dell'evangelista Luca, la parola usata sta alla base delle nostre parole "agonia" e "agonismo". Lo sforzo di cui parla Gesù si pone propri tra questi due poli esistenziali.
"Agonia" dice una lotta contro la morte. "Sforzatevi" allora potrebbe essere tradotto con "lottate affinché la morte non abbia a vincere, non abbia la meglio", che bello che ci sia qualcuno che mi sprona a combattere contro tutto ciò che è morte. Il nostro sforzo è diretto a far morire la morte, a creare ambiti dove far rifiorire la vita. Ogni ambito della vita può essere intaccato dal virus della morte: un amore, un progetto, un sogno, un rapporto, un ideale. Il nostro lavoro consiste nel lottare affinché la promessa di vita contenuta nella realtà abbia a vincere sul virus mortale che cerca di intaccarla.
Agonismo" dice allenamento per la vittoria. Lo sanno bene gli sportivi. Quanti sacrifici, rinunce, sudore, fatica, impegno, tempo, energia pur di raggiungere il traguardo. La vita cristiana non si improvvisa, non è fatta di un sentimentalismo estemporaneo, non è dettata dal "mi va, me la sento" del momento. La vita cristiana è l'esito di un costante allenamento. Non si nasce cristiani. Il battesimo è essere posti sulla linea di partenza, dopo sta alla nostra libertà usare le energie, le calorie dello Spirito, per raggiungere l'obiettivo di una sempre più piena comunione con il Signore.
In una prossima occasione sarebbe bello tradurre anche l'obiezione degli ascoltatori: "Abbiamo mangiato a bevuto in tua presenza". Vedremo.

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