Si parla di gioia.
- Bruno Tarantino
- 13 ago 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 27 ago 2019
Alcune pagine del vangelo, molte a dire il vero, le abbiamo trasformate o in pagine consolatorie per i fallimenti della vita o in avvertimenti e minacce. Il vangelo di questa XIX domenica del tempo ordinario non è stato risparmiato da questa triste sorte.
E invece parla di vita, canta dell'attesa del cuore. (il capitolo 12 di Luca, dal versetto 32 al versetto 48)
"State pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese", perché "verrà la morte e avrà i tuoi occhi" per dirla con Cesare Pavese. Emerge un Gesù sempre pronto alla minaccia, infatti è uno dei vangeli maggiormente usati nel funerali, specie in quelli dei cosiddetti "lontani".
Il contesto funereo violenta il testo evangelico dando una direzione specifica alla nostra ermeneutica. Ci si mette, a dire tutta la verità, anche una infelice traduzione. Ogni traduzione è sempre un tradimento.
"Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa." Ho chiesto domenica scorsa alla comunità parrocchiale che seguo di riflettere su questa affermazione per cercarvi qualcosa di insolito, di strano. Non è stato facile. Alla fine però ci si è accorti di una leggera incongruenza, invisibile a chi legge il vangelo con un atteggiamento distante: perché il padrone dovrebbe bussare? Lui arriva ed entra senza alcun bisogno di farsi aprire, il padrone ha le chiavi di casa. L'originale greco ha infatti una parola ambigua che può tradursi è vero con "padrone" ma anche con "signore". Cosa cambia? Tutto. "Io sto alla porta e busso" dice il Signore nel libro dell'Apocalisse. Il padrone entra, il Signore bussa, chiede di essere ospitato, non si parla di morte la quale certo non chiede ospitalità ma si impone, sempre all'improvviso, inattesa.
Il Signore bussa. Si propone come ospite alla mia vita.
A me è chiesto di tenere la cintura ai fianchi. Per correre incontro all'ospite. L'ebreo del tempo di Gesù, vestiva di lungo, non gli era facile correre, doveva alzare la veste, legarsela alla vita per poter correre. Pronti a correre alla voce del Signore.
Cinti ai fianchi e lucerna accesa.
Nell'esodo degli ebrei e poi nel Tempio, il luogo dove era custodita l'Arca dell'Alleanza, segno della presenza di YHWH (Adon'ai=il Signore) era indicato da una lampada perenne, così come accade nelle nostre chiese, la Presenza di Gesù nel Tabernacolo è annunciata dalla lampada sempre accesa. Noi con le lampade accese siamo allora il tabernacolo della divina presenza. Al di là dei nostri meriti, per pura grazia da parte del Signore Gesù. " Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno", Lui ci ha fatto questo dono, ci ha fatto oggetto della Sua predilezione e della Sua misericordia.
p.s. Sabato 10 ho celebrato il matrimonio di Pietro e Ilenia, il primo nella chiesa ricostruita dopo il terremoto del 2009, ma anche il primo in assoluto, pensate che non c'era nemmeno il registro dei matrimoni. Si sa che molti sposi preferiscono la location di grido alla semplicità della propria chiesa parrocchiale. Ebbene domenica pomeriggio sono venuti a trovarmi e mi hanno portato la bomboniera ricordo... sapete cosa era? Una piccola lucerna bianca. Quando Dio firma le suggestioni del cuore.
Il

Commenti